Pigneto Art & Culture

1/20/2008 by Friendsinrome Italy


Il nome "Pigneto" deriva dalla presenza di una lunga fila di pini. "Er Pigneto", come chiamato dai romani che vi abitano, si è formato a partire dal 1870 ed era un quartiere povero e popolare che, con il passare degli anni e l'istituzione di una zona pedonale, è diventato piacevole da vivere e culturalmente interessante.
Lo storico quartiere alle spalle di Porta Maggiore, famoso soprattutto per aver ospitato le esplorazioni periferiche di Pasolini negli anni '60, dopo essere stato per molti anni abbandonato a se stesso, sta vivendo un periodo di fermento sociale e culturale. Le casette vengono ristrutturate e le saracinesche rimaste chiuse per tanto tempo si rialzano con nuove attività. Per fortuna questo processo non ha ancora allontanato gli abitanti storici del Pigneto e i nuovi arrivati si mescolano con discrezione a chi nel quartiere è nato.
Il quartiere Pigneto appartiene, storicamente e urbanisticamente, alla periferia romana storica. Verso la fine dell'800 si era insediato sulla Prenestina un agglomerato industriale in cui funzionavano lo scalo merci ferroviario, i depositi della nettezza urbana e dei tram e gli stabilimenti della Cisa-Viscosa, maggiore industria romana. Sarà questo agglomerato a determinare l'espansione edilizia e popolare della zona: grazie allo sviluppo di cooperative edilizie di ferrovieri, netturbini, tranvieri si costruiranno le prime case popolari.

Il Bar Necci negli anni '60


Il Pigneto... al cinema Si tratta di una ex borgata sorta spontaneamente per volontà di singoli risparmiatori e di cooperative, al di fuori di qualsiasi disegno pianificatorio unitario. Un luogo denso di relazioni e di umanità, scelto come scenario significativo per alcuni dei più importanti film del Neorealismo e non solo: da "Roma Città Aperta" (Rossellini, '45) a "Bellissima" (Visconti '51); da "Domenica della brava gente" (Majano'53) a "Il Ferroviere" (Germi '55); da "Audace colpo dei soliti ignoti" (Loy '60) per arrivare ad "Accattone" di Pasolini ('60). La vocazione naturale del Pigneto ad essere scenario cinematografico è ascrivibile alla particolarità della storia che nelle sue vie si è stratificata: una storia fatta di gente semplice, ferrovieri, operai, botteghe artigianali che pullulavano in una periferia sorta a pochi passi dal centro di Roma. Quella periferia che affettuosamente lo stesso Pasolini chiamava "la corona di spine che cinge la città di Dio". Addentrarsi oggi nelle vie del Pigneto, significa accostarsi alle tracce di quei fotogrammi incarnati nelle memorie e scolpiti nelle forme della città. Ma anche scorgere inediti processi di significazione degli spazi e nuove dinamiche urbane che fanno del Pigneto un osservatorio privilegiato attraverso cui osservare la contemporaneità, fatta di identità cangianti e comunità in movimento. Il Pigneto si offre oggi come una vera e propria isola urbana, un quartiere-paese, una piccola città nella città: un tessuto edilizio minuto, un'isola pedonale, capannoni industriali, edifici intensivi, casette isolate e viuzze d'altri tempi popolate da umanità multiformi. Le storie dei residenti storici si mescolano con le voci dei nuovi abitanti, attratti in massa dal carattere così inusuale del quartiere, dal suo passato così presente. Si assaporano inediti intrecci sonori che impongono di guardare all'oggi: all'incredibile commistione di lingue, stili di vita, compresenze, modalità relazionali e stratificazioni di senso. Qui Pasolini aveva voluto girare Accattone, il suo primo film ("Erano giorni stupendi, in cui l'estate ardeva ancora purissima, appena svuotata un po' dentro, dalla sua furia. Via Fanfulla da Lodi, in mezzo al Pigneto, con le casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosità, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta, perduta sotto il sole, in una Roma che non era Roma").

Map with Pigneto's attractions

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fonti: www.wikipedia.org, www.cinetecadibologna.it

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